mercoledì 5 settembre 2007

Rayuela




Tanto per fare qualcosa, inserisco la prima pagina de 'Il gioco del mondo' (Rayuela) di Juilo Cortazar.
E' appena uscito il suo primo romanzo breve, inedito in Italia. Si chiama 'Divertimento', lo ha pubblicato Voland. Ho cominciato a leggerlo ieri...

lunedì 3 settembre 2007

TOP 5 - dischi 2007



Ne approfitto per inserire la classifica aggiornata a Settembre dei miei 5 dischi 2007

1. Arcade Fire-Neon Bible
2. The national-Boxer
3. Modest Mouse-We were died before the ship was even sank
4. Patrick Wolf-Magic Position
5. Okkervil River-The stage names

THE NATIONAL - BOXER



Il nuovo disco dei National lo domina la voce di Matt Berninger. Una voce cupa e intensa, di quelle in grado di disegnare solchi profondi, di aprire e chiudere ferite, una di quelle voci in gradi di aggiungere senso alla melodia.
Il primo riferimento che viene in mente sentendo Matt Berninger è Leonard Cohen, e lui dà l’idea di saperlo benissimo: sentire per credere l’intro di ‘Racing like a pro’ che sembra uscita dritta dritta da un disco del genio di Montreal.
L’altro nume tutelare che attraversa tutto il disco è Stuart A. Staples, cantante e mente dei Tindersticks, uno dei migliori gruppi degli anni 90, in Italia di sicuro uno dei più sottovalutati. In the ‘Boxer’ i Tindersticks sbucano dappertutto: nella voce, nell’uso degli archi, nelle strutture ritmiche, e, soprattuto, in un clima d’insieme: sembrano, National e Tindersticks, lavorare gli stessi materiali, alcolici e notturni.
A differenziarli, c’è di sicuro una diversa presenza della batteria, qui ben più protagonista (straordinario Bryan Devendorf), che aggiunge venature post-rock (se mi passate la fastidiosa generalizzazione…) molto simili agli Interpol.
L’effetto è intenso e piacevole, nel senso che Boxer è un disco cupo senza essere angosciante, riflessivo senza essere desolato.
Insomma, dopo le due o tre perle contenute nel precedente Alligator (‘Mr.November, ‘Friend of Mine’), questa volta i National hanno fatto il disco dell’anno. O quasi.

mercoledì 11 luglio 2007

Per cortesia, basta...


Tornato da Genova e Bologna.
Ogni volta che sto via da Roma una settimana, quando ci rimetto piede mi viene un attacco di nervi.
La mia città, questa specie di torbida sonnolenta gabbia per criceti. La guardo uscendo dalla Stazione Termini, guardo Piazza dei Cinquecento, screpolata, stantìa. Roma peggiora a vista d'occhio.Ne parlo perchè la amo, ne parlo perchè è bella. Ne parlo perchè non la sopporto.
Roma è un borgo affetto da gigantismo. E' una provincia impazzita, esplosa, che è uscita dai bordi e si è allargata in una pozzanghera scura. Una città che fà finta di essere una metropoli, ma non ha una metropolitana. Una città che fà finta di essere una metropoli, ma resta chiusa in un'egocentrismo torvo, che non le permette di cambiare. Così rimane sospesa in una strana via di mezzo: lontana dalla faticosa ma energica vita delle vere capitali (Londra, New York, Berlno), dove alla fatica della grande città fà da contrappeso l'enorme fervore culturale, l'allegria, l'energia, la novità. Il senso, insomma, di fare parte di qualcosa che ti trascina più avanti. Roma non è questo, ma non è nemmeno la piccola città che offre una qualità della vita un pò decente. Genova, per esempio, è bellissima, straziante, disordinata, assurda, ansiogena, anarchica, vitale. E la sera si esce a piedi. Una cosa di cui ho perso memoria. A Roma passo la vita a litigare con i miei amici per decidere chi prende la macchina, e accetta quindi di passare un' ora a parcheggiare per bere una birra. Alla fine della discussione (o alla fine della caccia al parcheggio), di solito ti è passata la voglia di berla, la birra.
Poi giusto una birra si può bere, visto che l'offerta della città di musica, cinema e simili resta molto lontana da quella di una capitale.
Negli ultimi anni il Veltronismo ha cambiato molto in superfice e poco in sostanza. Tutto quello che è stato fatto, è stato fatto dal comune (casa del Cinema, Casa del Jazz, Festa del cinema, e via Veltronando...), dall'altro. Ma nel frattempo aprire un circolo culturale, o un posto dove fare musica è sempre più difficile (impossibile?).
L'estate Romana è una truffa. Quattro cazzate con la birra annacquata a 6 euro.
Un posto letto dentro una casa, vicino all'università, costa 450/500 euro. Avete presente uno stipendio da precario? Poi qualcuno si stupisce se nessuno se ne va di casa.
Sepolti dai pellegrini e dai loro pullmann. Roma è prigioniera del Vaticano.Lo è fisicamente (ogni puttanata che fa il Pastore Tedesco, non si può andare in giro per 2 giorni...), lo è moralmente: una certe ipocrisia cattolica da pubbliche virtù e vizi privati sembra ormai fare parte del Dna di questa città...

Credo che questi siano tutti elementi che contribuiscono al senso crescente di malumore, rabbia, fastidio che si respirano per strada. Mai visto i romani, di indole piuttosto paciosi, incazzati come si vedono negli ultimi anni.
Ormai Roma è una polveriera di rancori inespressi. Basta sedersi un bar e ascoltare.
Vabbè. Tornerò sull'argomento. Su tutto questo, e su altre cose limitrofe, tipo il delirante avanzamento del 'fronte per la repressione del rumore notturno', che ha deciso da un pò di trasformare le città in dormitori.

sabato 23 giugno 2007

ARMI E BAGAGLI di Enrico Fenzi. Ed. COSTLAN



(DALLA QUARTA DI COPERTINA): 'Non un pamphlet o una confessione, ma una testimonianza dall'interno sulla stagione del terrorismo, per rileggere a distanza di tempo quegli avvenimenti da parte di chi li ha vissuti, ma di particolare interesse anche per quanti ne hanno solo sentito, vagamente, parlare. I personaggi (Moretti, Curcio, Senzani, Micaletto, Savasta) colti nel privato; la vita del clandestino scandita nel quotidiano, i luoghi (i covi, le carceri, i treni); le azioni terroristiche svelate nei loro retroscena; i rapporti personali tra i vari protagonisti degli anni di piombo. Una verità umana, prima che politica o ideologica, ma soprattutto un vero romanzo, o un romanzo vero, scritto da un protagonista di quegli avvenimenti.'

Ho trovato il libro di Fenzi un pò per caso, pescandolo tra gli scaffali della libreria della stazione Termini. Stavo cominciando a scrivere un film sul terrorismo, e ero a caccia di materiali. Partito con la diffidenza di chi è abituato a consumare solo letteratura (nel senso stretto di fiction, di invenzione dal nulla...), ho scoperto invece un libro di una intensità straordinaria. Sincero, profondo, intelligente.
Capace di un'analisi che va ben al di là della polemica sui torti e le ragioni del terrorismo (del resto i torti sono evidenti, e Fenzi non li nega nemmeno per un attimo...), ma attraversa i territori dell'autobiografia emozionale e della biografia colletiva lasciando in continuazione sfumare una cosa nell'altra.
Pur essendo un'autobiografia, il libro di Fenzi ha tutti gli ingredienti dei grandi romanzi: la capacità evocativa, la profondità dello sguardo, che rende i personaggi sempre compositi e mai stereotipati, la forza della lucidità.
Consiglio 'Armi e Bagagli' a tutti quelli che non si accontentano di quattro banalità per capire la storia (sanguinosa, complessa, ancora irrisolta) di questo paese, ma cercano di rispondere alla domanda centrale attorno alla quale ruota il libro di Fenzi: Perchè?, Come è stato possibile?

venerdì 22 giugno 2007

IL CINEMA RITROVATO- Bologna


Dal 30 Giugno al 7 Luglio a Bologna c'è il festival del Cinema ritrovato, rassegne, retrospetive, copie restaurate di grandi film.

Ecco la presentazione:


Cinema Ritrovato, festival promosso dalla Mostra Internazionale del Cinema Libero e dalla Cineteca del Comune di Bologna, invita gli appassionati di cinema di tutto il mondo a Bologna, da sabato 30 giugno a sabato 7 luglio 2007.

Alla sua ventunesima edizione, Il Cinema Ritrovato propone nuovi percorsi tra film sconosciuti, misconosciuti, riscoperti e restaurati; raccoglie in una sola settimana molti dei recenti restauri internazionali, in arrivo dai principali archivi pubblici e privati del mondo, fornisce un fertile terreno d’incontro e discussione tra storici, studiosi e archivisti, e si fa vetrina delle più avanzate tecniche nel campo del restauro cinematografico. Ancora una volta, scorrerà davanti agli occhi del pubblico affezionato e nuovo una straordinaria galleria di cineasti, registi come Raffaello Matarazzo, Sacha Guitry, Michael Curtiz, tesori di genere (il melodramma, il western). Il tempo del Cinema Ritrovato coincide con il tempo del cinema, dalle origini (la serie 1907) fino al presente, e tra un capo e l’altro rarità splendide e fragili come ciò che è ormai la nostra ‘specialità’, la presentazione dei grandi formati (in una sala straordinariamente adatta al cinema di ‘quei tempi’ come l’Arlecchino), formati già oggi quasi inaccessibili nella loro originale ‘misura’, e a serio rischio di sparire per sempre. Angeli custodi del festival saranno due degli attori più grandi del cinema muto (e del cinema tutto): Charles Chaplin e Asta Nielsen.

Un festival dunque più che mai sotto la stella di Charlie Chaplin, del quale ricorre quest’anno il trentennale della morte. La Cineteca di Bologna mette in campo cinque mesi di iniziative chapliniane, che avranno il loro culmine proprio nelle giornate del Cinema Ritrovato. Sarà l’anno infatti delle ultimissime comiche Keystone appena restaurate; di A Countess from Hong Kong, l’ultimo film diretto da Chaplin, film troppo a lungo sottovalutato; di grandi serate orchestrali che riporteranno sullo schemo The Kid, The Gold Rush (la rara versione originale muta) e infine Modern Times – un film che, visto dal vivo e in quella sorta di focus prodotto dall’accompagnamento musicale, ci si svela per quel che è davvero, il più stupefacente prodotto artistico del ventesimo secolo. L’intenzione è portare a massima evidenza l’essenza dei diversi periodi dell’attività di Chaplin, presentata dai più grandi specialisti chapliniani, a partire da David Robinson e Kevin Brownlow (il cui Unknown Chaplin, straordinario ritratto di director at work, verrà mostrato nelle condizioni ideali di visione).

La retrospettiva Asta Nielsen, curata da Karola Gramann, è l’anello che ancora mancava nella ricostruzione d’una splendente catena divistica che Il Cinema Ritrovato ha cominciato nel 1996, con Rodolfo Valentino. Nielsen è la “figlia di Baudelaire”, la “Sarah Bernhardt del Nord” (nelle poetiche definizioni di Henri Langlois), interprete di melodramma e tragedia come di commedia e farsa, attrice di versatilità e intensità tali da far affiorare con forza, nelle sue storie, i temi del sesso, della violenza e di complesse ribellioni morali. Punte di diamante della rassegna, il nuovo restauro del suo epocale Amleto e la copia a colori di Zapatas Bande. I materiali più antichi arrivano dal 1907, quinto anno d’una serie ‘cinema di cent’anni fa’ che abbiamo cominciato a esplorare nel 2003. Anche questa edizione sarà curata da Mariann Lewinsky. Gli omaggi dedicati ai registi celebrano tre personalità di grande fascino, cineasti in modi diversi sottovalutati ai loro tempi e recuperati oggi agli onori della storia del cinema: Michael Curtiz, Sacha Guitry e Raffaello Matarazzo.

I muti americani di Michael Curtiz sono, a sorpresa, assai meno conosciuti dei suoi sopravvissuti muti europei. Potremo vedere autentiche rarità quali The Third Degree e il restauro di Noah’s Ark. A seguire, i migliori esiti del primo Curtiz sonoro: il melodramma The Strange Love of Molly Louvain, The Case of the Curious Bride, Jimmy the Gent (un film che rappresenta al meglio la velocità, la brillantezza e lo stile registico di casa Warner Bros) e, sorpresa più grande di tutte, The Cabin in the Cotton, uno dei rari film dell’epoca capace di sostenere fino in fondo una visione sociale dura, senza sconti o compromessi.

Film come Faisons un rêve e Bonne chance valgono come migliori prove dell’altissimo livello di stile e linguaggio subito raggiunti da Sacha Guitry, commediografo che debuttò nel cinema a cinquant’anni, nei tardi anni Trenta; Le Comédien e La Malibran sono perle scelte nel corpus dei conflittuali anni Quaranta; all’ultimo periodo, contrassegnato dai grandi spettacoli storici, appartiene l’ironico e complesso La vie d’un honnête homme (1953), film reso ancor più straordinario dalla magnetica presenza d’un grande attore come Michel Simon qui, addirittura, in due-ruoli-al-prezzo-di-uno! Questa sezione sarà curata da Sandra Marti ed Eric Le Roy, in collaborazione con Archives Françaises du Film.

Raffaello Matarazzo, autore così poco conosciuto al pubblico non italiano (con l’eccezione di un selezionato gruppo di cinefili francesi), raccoglieva gigantesche platee nell’Italia degli anni del neorealismo – rispetto al quale, peraltro, il cinema di Matarazzo si pone insieme come sfida e complemento, nella sua comprensione profonda e originale dei segreti meccanismi della società e delle sue emozioni. L’omaggio a Matarazzo comincerà con il suo primo film, che è anche il primo film musicato da Nino Rota, il delizioso Treno popolare (1933), e procederà inoltrandosi nell’età d’oro del melodramma matarazziano, in quegli anni Cinquanta nei quali il regista affidò la sua bruciante appassionata visione del mondo al lavoro d’una carismatica coppia d’attori, Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson; realizzarono insieme sette film, da Catene a Tormento ai Figli di nessuno, mentre i fan dell’hitchcockiano La donna che visse due volte – sempre in cerca di predecessori – proveranno il brivido della scoperta inattesa vedendo il tardo capolavoro L’angelo bianco (1955)…

Ad accompagnare la retrospettiva Matarazzo è previsto uno sguardo sul melodramma internazionale degli anni Quaranta e Cinquanta. Si comincerà dal più classico dei maestri, Frank Borzage, in un film che testimonia un talento potente e qui profondamente conturbante, I’ve Always Loved You; quindi un mélo britannico di produzione Gainsborough, The Man in Grey, e un capolavoro messicano come Enamorada di Emilio Fernandez. Altri film, di non minore impatto: L’étrange Madame X di Jean Grémillon, Girl with Hyacints di Hasse Ekman, che costituisce quanto di più vicino a Citizen Kane il cinema svedese abbia mai realizzato; e Cross of Love, una delle versioni del Mastro di posta di Puskin, diretto con furioso talento dal finlandese Teuvo Tulio.

Atteso e gioioso sarà come sempre l’incontro con i grandi film in CinemaScope proiettati all’Arlecchino: da Violent Saturday (Sabato tragico) di Richard Fleischer a Party Girl (Il dominatore di Chicago) di Nicholas Ray, da Battle Hymn (Inno di battaglia) di Douglas Sirk a China Gate (La porta della Cina) di Samuel Fuller, da The Court Martial of Billy Mitchell (Corte marziale) di Otto Preminger a The Last Hunt di Richard Brooks (L’ultima caccia) più due film presentati nel raro stereo magnetico originale della Fox: Warlock (Ultima notte a Warlock), il tormentato western di Edward Dmytryk, e Flaming Star (Stella di fuoco), ovvero Elvis visto con gli occhi di Don Siegel.

Gli ultimi tre film sopra citati sono western, e saranno materia di un ‘western day’ che includerà anche Way Out West, probabilmente il migliore dei film di Laurel&Hardy finalmente restaurato, come anche Per qualche dollaro in più, titolo chiave nella storia dell’italowestern.

Nella sezione dei Ritrovati e restaurati, quest’anno più ricca che mai, grandi cineasti del cinema muto: Lubitsch (Als Ich Tot War, 1916), von Stroheim (il restauro austriaco di Blind Husbands, 1919), De Mille (Dynamite, 1929), Stiller (Madame de Thèbes, 1915). Ancora tra i silents, Schatten der Weldtstadt (Willi Wolf, 1925), A Strong Man (film polacco di Henryk Szaro, 1929), e più stuzzicante di tutti lo svedese The Spring of Life (Paul Garbagni, 1912) con la sacra trinità riunita di Sjöström, Stiller e af Klercker! Dal muto italiano, infine, i restauri dell’Inferno e dell’Odissea (entrambi di Bertolini-Padovan, 1911) e di Maciste imperatore (Guido Brignone, 1924), e l’inizio del progetto Ghione.

I restauri sonori consentiranno di rivedere film miliari della storia del cinema in forme e versioni non più disponibili da decenni o totalmente inedite: Dr. Strangelove di Kubrick, Anatomy of a Murder di Preminger, e il film forse più grande di John Cassavetes, Faces. E ancora un paio di notevolissimi titoli da epoche diverse: No Greater Glory di Borzage (1934) e The Strange One, primo film di John Garfein ed elettrizzante esordio sullo schermo di Ben Gazzara.

Il festival organizza anche quest’anno la Fiera dell’Editoria Cinematografica (libri, DVD, antiquariato) e Il Cinema Ritrovato DVD Awards (quarta edizione).

venerdì 15 giugno 2007

Tender in the night



Cominciamo così. Cominciamo con Gorky e senza molte parole.
Questo milionesimo tentativo di comunicare non so cosa...